Testo completo
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Nei dintorni delle contrade Pago e Pila Grande sono stati rinvenuti resti dell’insediamento romano: ruderi di mura difensive, fondamenta di edifici, tratti di acciottolato, tombe e brevi epigrafi. Appartenne, tra gli altri, alla regina Sancia, ai Sanseverino di Tricarico, ai Ruffo, agli Orsini di Gravina e,dal 1617, ai De Marinis, signori anche di Palazzo San Gervasio. Nel 1799 Genzano è tra i primi paesi ad istituire la municipalità repubblicana e anche uno di quelli che resiste alla controffensiva delle orde del cardinale Ruffo. Partecipa ai moti del 1860 e alla lotta contro il brigantaggio. Dopo l’Unità d’Italia vi si verifica un notevole flusso emigratorio: dal 1864 al 1920 più di 2000 genzanesi sono partiti per le Americhe. Il forte flusso migratorio del secondo dopoguerra e il terremoto del 1980 hanno causato un progressivo spopolamento del centro storico. Il paese appare suddiviso in due nuclei abitativi ben distinti tra loro: la parte nuova, posta nel sito più alto, ed il centro storico che, posto su uno sperone di roccia circondato su tre lati da valloni, costituisce il prolungamento naturale del territorio su cui si snoda l’abitato. Fra il 500 ed il 600 d.C. vi si trasferiscono gli abitanti del romano pagus Gentianum, sfruttando in chiave difensiva la naturale conformazione del terreno in un periodo in cui l’anarchia militare, le guerre, le pestilenze, la miseria e l’insalubrità dell’ambiente decimavano la popolazione.